Romelu Lukaku vittima di buu razzisti durante Cagliari-Inter? No, solo tifo contro. È quanto si legge in un comunicato degli ultrà nerazzurri della Curva Nord. I supporters del club milanese si schierano sostanzialmente dalla parte di quel gruppo di tifosi – se così si possono definire – del Cagliari che prima e dopo la battuta del calcio di rigore lo hanno fatto oggetto di buu razzisti e insulti.
Gli ultrà dell’Inter hanno deciso di scrivere una lunga lettera a Lukaku, spiegandogli come funzioni in Italia a differenza dell’Inghilterra, nazione nella quale ha giocato per tanti anni vestendo le maglie di Everton, Chelsea, West Bromwich e Manchester United.
“Ci spiace molto che tu abbia pensato che quanto accaduto a Cagliari sia stato razzismo. Devi capire – scrivono gli ultrà della Curva Nord Inter – che l’Italia non è come molti altri paesi europei dove il razzismo è un VERO problema. Capiamo che ciò è quello che possa esserti sembrato ma non è così. In Italia usiamo certi “modi” solo per “aiutare la squadra” e cercare di rendere nervosi gli avversari non per razzismo ma per farli sbagliare. Noi siamo una tifoseria multietnica e abbiamo sempre accolto i giocatori provenienti da ogni dove sebbene anche noi abbiamo usato certi modi contro i giocatori avversari in passato e probabilmente lo faremo in futuro. Non siamo razzisti allo stesso modo in cui non lo sono i tifosi del Cagliari. Devi capire che in tutti gli stadi italiani la gente tifa per le proprie squadre ma allo stesso tempo la gente è abituata a tifare contro gli avversari non per razzismo ma per “aiutare le proprie squadre». Poi, gli ultrà della Curva Nord pregano Lukaku di «vivere questo atteggiamento dei tifosi italiani come una forma di rispetto per il fatto che temono i gol che potresti fargli non perché ti odiano o son razzisti». Infine: «Ti preghiamo di aiutare a chiarire quello che realmente è il razzismo e che i tifosi italiani non sono razzisti. La lotta al VERO razzismo deve cominciare nelle scuole non negli stadi, i tifosi son solo tifosi e agiscono in modo differente allo stadio e nella vita reale. Stai certo che quello che dicono o fanno a un giocatore di colore avversario non è quello che direbbero o farebbero nella vita reale. I tifosi italiani non saranno perfetti ma sebbene comprendiamo la frustrazione che ti possono creare certe espressioni, queste non sono utilizzate a fini discriminatori”.
Insomma, un comunicato che tende a minimizzare quanto purtroppo accade spesso negli stadi italiani. Non è razzismo, dunque, ma solo tifo contro espresso con manifestazioni razziste. Noi non riusciamo a coglierne la differenza, possibile che non si riesca ad andare allo stadio per tifare la propria squadra senza dedicarsi al tifo “contro”, o al massimo esprimerlo in modi e toni civili?
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